Ho trovato un articolo di giornale in cui si spiega, secondo il parere della giornalista, come Vincent sia arrivato a tagliarsi l'orecchio e perchè.
Un quadro, una lettera, un indizio
Risolto il mistero dell’orecchio di Van Gogh
Un gesto estremo in preda alla follia. Il tragico epilogo di un litigio con l’amico Gauguin. Il giallo del taglio dell’orecchio di Vincent Van Gogh ha visto negli anni molti studiosi affannarsi per trovare una risposta. Oggi la chiave del mistero sembra essere stata individuata in una lettera dipinta in suo quadro. Così, ecco la nuova ipotesi: “si tagliò un orecchio per fare un dispetto al fratello”.
di Adriana D’Agostino
Nessuno se ne era mai accorto. Forse perché troppo intenti ad ammirare la folle e splendida pennellata del dipinto, ma gli occhi degli estimatori non si erano mai posati sul particolare di quella busta. Eppure era sempre stata lì, a destra del desolante ma essenziale piatto di cipolle, ma bene in vista. Molto visibile. Come un segnale. Come un indizio.
Chi l’avrebbe mai detto che la presenza di quella busta nella natura morta “Tavolo con cipolle”, in realtà portava con sé la soluzione di uno dei misteri più curiosi della storia contemporanea: quello sull’automutilazione dell’orecchio di Vincent Van Gogh.
Che il grande pittore olandese avesse perso parte del suo orecchio sinistro è un dato di fatto testimoniato da tutti. Lo stesso Van Gogh lo ha immortalato nel corso degli suoi ultimi mesi di vita in non pochi autoritratti. Ma il perché del gesto estremo non ha mai trovato un’unica ed unanime spiegazione. Almeno fino ad oggi. Una nuova ipotesi sul giallo del taglio dell’orecchio è stata avanzata in questi giorni dallo studioso inglese Martin Bailey e pubblicata sul The Art Newspaper. Bailey, già curatore di due mostre su Van Gogh e autore di un libro sulla sua vita, sostiene che l’artista, all’epoca già scosso da precarie condizioni psichiche, avrebbe agito violentemente sul suo corpo perché sconvolto dalla notizia delle imminenti nozze di suo fratello Theo. Theodore Van Gogh, famoso commerciante d’arte ed unico, vero sostegno di Vincent, dal punto di vista economico, artistico ed umano. Il pittore temeva che una volta sposato, l’amato fratello non avrebbe più avuto modo di occuparsi di lui. Così, disperato, pensò di tagliarsi un orecchio per esprimere tutto il suo dolore e per attirare l’attenzione di Theo che, infatti, subito dopo l’incidente, si precipitò ad Arles, città dove Vincent viveva, per assisterlo. Pochi giorni dopo, ripresosi dall’automutilazione, il genio olandese avrebbe realizzato la natura morta del 1889 dipingendo, tra i vari oggetti sul tavolo, la lettera con la quale era stato informato del matrimonio di Theo. Van Gogh avrebbe quindi riprodotto fedelmente, nei minimi dettagli, quella missiva che lo aveva tanto scioccato per fermare in un quadro il momento di crisi che aveva vissuto a causa di quella notizia.
Analizzando la busta della lettera, spiega ancora Bailey, è possibile riconoscere timbri postali ed indirizzi che riconducono al domicilio parigino di Theo e alla data del dicembre 1888. In effetti, varie fonti testimoniano che il taglio dell’orecchio sarebbe avvenuto qualche giorno prima di Natale e, molte altre, confermano che Theo Van Gogh avvertì tutta la famiglia del suo imminente matrimonio, inviando nel mese di dicembre, una serie di lettere da Parigi.
La nuova verità che scagiona Gauguin
Per avvalorare ulteriormente la sua tesi, lo studioso Bailey ha raccontato di aver studiato per mesi le lettere inviate da Theo Van Gogh alla madre ed alla fidanzata Johanna Bonger. In molte di queste, Theo racconta di come il fratello avesse preso male la notizia del suo fidanzamento, tanto da dirgli che aveva sbagliato a porre il matrimonio come obiettivo principe della sua vita. Questa teoria, così puntualmente ricostruita da Bailey, contrasterebbe con l’ultima delle ipotesi prese in considerazione in questi anni sul mistero del leggendario taglio. Rita Wildegans, storica dell’arte ad Amburgo, dopo anni di ricerche, nel 2001 arrivò a sostenere che fu il pittore francese Paul Gauguin, in preda ai fumi dell’assenzio, a mutilare Van Gogh con un colpo solo, con la sua nota destrezza di spadaccino. Ma partiamo dal principio. Poco dopo il suo trasferimento nella cittadina di Arles nel dicembre del 1888, Van Gogh accolse nel suo appartamento ed ospitò per qualche tempo l’amico Paul Gauguin, con il quale condivideva una vita fatta di arte, ma anche di pochi soldi e, soprattutto nel caso di Vincent, di profonda depressione. Pare che insieme trascorressero intere notti tra bevute e bordelli e che avessero in comune la passione per una prostituta di nome Rachel. Probabilmente fu proprio per contendersi questa preferita che, i due, arrivarono alle mani la notte di Natale in un momento di poca lucidità di entrambi. Litigarono in strada, poi nell’appartamento. Il mattino dopo la polizia trovò Van Gogh svenuto a casa in una pozza di sangue. Gauguin se era già andato. Non si è mai saputo se fu il pittore francese a colpirlo o se fu lo stesso Van Gogh a recidersi un orecchio di sua mano per impressionare il rivale. In ogni caso la nuova verità messa in luce dal Bailey, scagionerebbe il pittore Gauguin, colpevole, a questo punto, solo di non aver sopportato oltre gli squilibri mentali dell’amico e di averlo abbandonato a sé stesso. Proprio quello che Van Gogh temeva di più. Di essere lasciato solo. Dalla prostituta Rachel, dall’ amico Gauguin, dal fratello Theo. Una paura che trovò sollievo solo con un colpo di pistola nel luglio1890. E che pose fine ad una vita di geniale e straordinaria solitudine.
Per avvalorare ulteriormente la sua tesi, lo studioso Bailey ha raccontato di aver studiato per mesi le lettere inviate da Theo Van Gogh alla madre ed alla fidanzata Johanna Bonger. In molte di queste, Theo racconta di come il fratello avesse preso male la notizia del suo fidanzamento, tanto da dirgli che aveva sbagliato a porre il matrimonio come obiettivo principe della sua vita. Questa teoria, così puntualmente ricostruita da Bailey, contrasterebbe con l’ultima delle ipotesi prese in considerazione in questi anni sul mistero del leggendario taglio. Rita Wildegans, storica dell’arte ad Amburgo, dopo anni di ricerche, nel 2001 arrivò a sostenere che fu il pittore francese Paul Gauguin, in preda ai fumi dell’assenzio, a mutilare Van Gogh con un colpo solo, con la sua nota destrezza di spadaccino. Ma partiamo dal principio. Poco dopo il suo trasferimento nella cittadina di Arles nel dicembre del 1888, Van Gogh accolse nel suo appartamento ed ospitò per qualche tempo l’amico Paul Gauguin, con il quale condivideva una vita fatta di arte, ma anche di pochi soldi e, soprattutto nel caso di Vincent, di profonda depressione. Pare che insieme trascorressero intere notti tra bevute e bordelli e che avessero in comune la passione per una prostituta di nome Rachel. Probabilmente fu proprio per contendersi questa preferita che, i due, arrivarono alle mani la notte di Natale in un momento di poca lucidità di entrambi. Litigarono in strada, poi nell’appartamento. Il mattino dopo la polizia trovò Van Gogh svenuto a casa in una pozza di sangue. Gauguin se era già andato. Non si è mai saputo se fu il pittore francese a colpirlo o se fu lo stesso Van Gogh a recidersi un orecchio di sua mano per impressionare il rivale. In ogni caso la nuova verità messa in luce dal Bailey, scagionerebbe il pittore Gauguin, colpevole, a questo punto, solo di non aver sopportato oltre gli squilibri mentali dell’amico e di averlo abbandonato a sé stesso. Proprio quello che Van Gogh temeva di più. Di essere lasciato solo. Dalla prostituta Rachel, dall’ amico Gauguin, dal fratello Theo. Una paura che trovò sollievo solo con un colpo di pistola nel luglio1890. E che pose fine ad una vita di geniale e straordinaria solitudine.
1 commenti:
Bello questo blog tematico!
(il mio preferito comunque è I girasoli, mia madre ne teneva una stampa appesa in cucina tanto tempo fa e mi ricorda la mia infanzia)
Ciao
Roberta
Posta un commento