In attesa di avere altre risposte al sondaggio che vi ho posto nel post precedente , vi porto a conoscenza di alcune curiosità riguardanti la vita di Vincent.
Nascita di un grande pittore
Vincent Willem Van Gogh, nacque il 30 Marzo del 1853 a Groot-Zundert, un villaggio posto sulla strada che unisce Breda ad Anversa, vicino al confine tra Olanda e Belgio. Sin dall' inizio la sua vita, non fu che una successione continua di fallimenti, che lo bruciarono anzi tempo nel corpo e nello spirito. Il suo genio non fu riconosciuto e ammirato che dopo la tragica morte, avvenuta nel 1890, quando il pittore aveva 37 anni. Ma anche allora il cammino dell' Arte di Van Gogh non fu né agevole ne lineare, infatti occorsero anni e anni perché la gente lo capisse e accettasse il suo modo di dipingere così fuori dalle "regole", così personale, così "allucinato". In realtà, Van Gogh chiedeva alla pittura una cosa impossibile: svelare il mistero che c'è dietro l' apparenza delle cose, dire attraverso i colori la furia delle nostre passioni, riuscire a "fissare" il dolore del mondo. Di lui, come del suo connazionale e predecessore Rembrandt, si può dire che quando si poneva davanti allo specchio per dipingere il proprio autoritratto, lo faceva con rabbia, con disperazione, perché cercava di individuare nell' unità delle forme del volto nientemeno che la parte di Dio e la parte dell' uomo. Qualcosa semplicemente irraggiungibile. (sotto vediamo uno dei suoi celebri autoritratti del 1887, il colore sembra usato come fosse una luce, che illumina la carne dal di dentro dell' anima).
Il mistero delle due anime
La sua venuta al mondo, coincise esattamente col giorno in cui, un anno prima suo padre, che era un Pastore protestante, Theodorus Van Gogh, aveva pianto il figlio primogenito, che non era sopravvissuto al parto. La leggenda dice che la strana coincidenza, non sfuggì alla nonna paterna, la quale prese in disparte il figlio, e gli sussurrò <<Ho paura per questo bambino. Oggi fa un anno che piangemmo il tuo primogenito, ricordi? Io temo ch' egli sia nato con due anime: la sua e quella del fratello>>. Ma Theodorus, protestando vivamente con la madre, disse che era impossibile e mostruoso, pensare che in una persona potessero albergare due anime immortali. Anzi il padre andava orgoglioso di quella creatura, e anzi, per lui aveva pensato un futuro roseo e meraviglioso. Ma la sua aspettativa, andò in massima parte delusa, infatti Vincent, crebbe come un bambino scontroso, solitario e lunatico. La madre, a volte aveva con lui degli scatti di ira violenti, in quanto sembra, che non riusciva a perdonargli, che avesse preso il posto del primogenito morto, il quale doveva essere l' unico a poter portare il nome di Vincent. Quattro anni dopo la nascita di Vincent, nasceva il suo fratellino Théo, che vedremo sarà molto importante per lui.
La prima delusione d' amore ed il suo primo lavoro
La vita per Vincent era un inferno a casa, e quando compì 16 anni, il padre fu contento di mandarlo a Parigi, facendolo assumere presso la Galleria d' arte Goupil, che lo destinò in varie succursali dell' Aja e di Bruxelles. Iniziava per Vincent, che non aveva mai avuto delle inclinazioni per nulla, un periodo che anche se lui riteneva "tempo perso", era servito a fargli fare una cultura personale, si dice che molte volte litigò e polemizzò con clienti, asserendo che stavano comprando delle "croste". I titolari ormai stanchi degli atteggiamenti "strani" di Vincent, decisero di trasferirlo a Londra, dove conobbe la figlia della padrona delle camere, in cui abitava in affitto, una certa Ursula Loyer. Il pittore con parole "strambe e spiritate", riuscì all' inizio ad uscire per fare una gita con la ragazza, dicendole poi che si sarebbe ucciso se lei non l' avrebbe corrisposto in amore come lui. Dopo un breve periodo, la ragazza lo lasciò con parole dure, del tipo che non voleva stare un minuto di più con un pazzo violento e strano, e ciò ci fa capire come Vincent, reagì alla perdita del suo amore. Sicuramente il suo cervello, cominciò a farlo sragionare di più del solito. Dopo sette anni di esperienza nel campo dell' arte, esplose in Vincent, la passione della Bibbia, al punto tale che il padre gli diede il consenso per sostenere gli esami di ammissione al Seminario di teologia presso Amsterdam. Studiò come un forsennato, a volte sentiva il cervello in fiamme, ma lui non smetteva, tale era la voglia di far vedere alla sua famiglia, che non era quel figlio "inutile" di cui parlavano. Ma il 22 Luglio del 1878, data in cui vi è la prova finale, Vincent arriva esaurito da troppo studio, ed il suo esame, si conclude con un fallimento clamoroso. Ma Vincent, non si arrende al richiamo della sua "follia mistica", in quanto era convinto, che lui era chiamato a compiere una missione per conto di Dio.
L' inferno dei minatori
Vincent, si scrisse ad un corso evangelico di tre mesi a Bruxelles, al termine del quale, parti per il Borinage, una regione poverissima, che sembrava un vero e proprio inferno, "l' inferno dei minatori" veniva chiamato. Vincent, si rese conto, che lui era stato un privilegiato con i suoi abiti nuovi, e la vita che aveva vissuto, e cercò perdono verso Dio, compiendo la missione nei modi migliori, si spogliò di tutti i suoi nuovi abiti e li donò, voleva essere il più povero tra i poveri. Si concesse solo il vizio del tabacco, addirittura non vuole neanche il pane quotidiano. Il "pazzo" di Dio, così veniva chiamato, facendo tutte queste penitenze, causò il peggioramento fisico e psichico, al punto tale che il padre, venuto a sapere della situazione, l' ho strappò letteralmente alla morte, riportandolo a casa.
I colori della miseria
Dopo che si è rimesso, Vincent si innamora di una sua cugina, ma succede esattamente ciò che è accaduto a Londra, viene respinto dalla ragazza. I genitori del pittore, non sanno più cosa fare per il figlio, e l' affidano a un cugino di nome Mauve, che fa il pittore all' Aja, ma Vincent scappa da lui, asserendo che non è altro che un "imbrattatele", si rifugia presso Christine, una prostituta con figli, e sta da lei circa due anni, fino a quando il fratello Théo, non va a prenderlo, convincendolo a lasciare Christine. Inizia per Vincent, un periodo di vita oziosa, senza voglia di nulla, ma proprio in questo periodo, si verificano due episodi molto importanti per la sua futura vita: per la prima volta, Vincent affronta la "tela" come un vero pittore, cimentandosi nei dipinti ad olio. E per la prima ed unica volta in tutta la sua esistenza, riceve una "ordinazione" dodici disegni a penna. I colori che Vincent adopera con la mano che gli trema per l' emozione, sono grigi "oscuri", privi di gioia. Sono in parole semplici, "i colori della miseria", della polvere di carbone, che vela paesi e figure del Borinage, la regione povera dei minatori. (sotto vediamo i mangiatori di patate del 1885, dove il pittore denuncia la triste condizione umana dei poveri).
La fuga incontro al sole
Sembra che, sia iniziata una parentesi felice nella vita di Vincent, ed invece il pittore vivrà una altra parentesi amorosa, che si concluderà con il tentato suicidio di Margot, una ragazza non bella, che voleva sposarlo, ma che i propri parenti non volevano le nozze. Nella vita del pittore non c' è proprio pace, che avesse avuto ragione la Nonna, con le sue profetiche parole?... Vincent si convince, che la sola compagnia di vita dovrà essere la solitudine, e decide di partire per Parigi, dove si è stabilito anche il fratello Théo, era il 1886, e la zona è la famosa Montmartre. Rosso di capelli e di barba, "Vincent l'olandese", come lo chiamano gli artisti di Montmartre, affascina chi lo incontra, con quegli occhi brillanti ma allo stesso tempo, che mettono paura, non fatica molto a distinguersi tra i tanti. Ora, improvvisamente, è stanco dei colori bui della miseria, cerca un evasione nella luce, si è innamorato del sole. Ma nessuno vuole i suoi quadri, ed è costretto a vivere della carità del fratello Théo, il quale, benché minore di età, lo tratta come un padre comprensivo e indulgente.
Il fuoco dei girasoli
Vincent (così, col solo nome amava firmare i propri quadri), è pervenuto alla pittura attraverso una serie di "illuminazioni" folgoranti, e non per un processo naturale di approfondimento interiore. Perciò in mezzo a tanti artisti tecnicamente e culturalmente più agguerriti di lui, fa la figura del selvaggio, dell' autodidatta. Ma il fuoco che gli brucia l' anima ed il cervello, si attacca anche a chi non lo capisce o lo fraintende. E parecchi, cominciano a guardarlo con simpatia, cercano di dargli dei buoni consigli, di aiutarlo a comprendersi affinché il genio che è in lui esploda. Oltre duecento opere sono il risultato del suo soggiorno a Parigi. Parliamo di opere, delle quali, alcune ora sono descritte come dei capolavori assoluti dai critici e dagli amanti dell' Arte, e che raggiungono spesso cifre di centinaia di milioni di euro. Ma nel periodo del soggiorno a Parigi di Vincent, queste opere pesano molto su di lui, come altrettanti fallimenti, perché i critici li ignorano, e non vi sono acquirenti. Allora preso dallo sconforto, Vincent si rifugia dal fratello, ed inizia a parlare per ore e ore, senza farlo neanche dormire. Il pittore, si infuria col fratello, si sfoga e poi magari chiede perdono. Tutte queste scene pietose, ed il ragionamento alterno del pittore, causeranno a poco a poco, delle crepe al rapporto tra i due fratelli. Se solo qualcuno comprerebbe un suo quadro, lui sarebbe felice, ricompenserebbe Théo di tutto quello che ha fatto per lui, e andrebbe a stare da solo, in un posto tranquillo, per poter continuare a dipingere. Ma Parigi è avara nei suoi confronti, tranne alcuni artisti che gli vogliono bene, tutto il resto è indifferente al suo talento. Tra i suoi amici, vi è un impiegato, che preso dal fuoco e dal furore della pittura, lascia moglie e figli, per dedicarsi all' arte. Questo grande artista era Paul Gauguin. Il 20 Febbraio del 1888, Vincent rompe gli indugi, e parte verso il sud della Francia, seguendo il consiglio di Toulouse-Lautrec un altro grande artista (vedi articolo relativo), il quale aveva detto che l' avvenire della pittura è nel sud. Vincent, si accorge che quelle parole sono "vere". Quest' uomo ormai irrimediabilmente minato dalla follia, questo artista che usa i colori come brandelli della propria anima, lanciata alla conquista del segreto ultimo e più profondo della vita, della natura, di Dio, scopre nel Sud, simboleggiato dal giallo avvampante dei Girasoli, quel paesaggio che oscuramente aveva cercato da sempre.
I corvi nel petto
Ad Arles, dove Vincent ha fissato la sua dimora, viene raggiunto da Gauguin, e vive momenti esaltanti e momenti tragici insieme l' amico, con il quale ha in comune solo la passione per la pittura. Il carattere "folle" di Vincent, lo portano come sempre a litigare con le persone che ama, e che gli vogliono bene, e questo succede anche con Gauguin, che per un tremendo litigio con Vincent, rischia quasi di perdere la vita accoltellato. Dopo come al solito, Vincent chiede perdono in lacrime, e per punirsi rivolge il coltello contro se stesso tagliandosi un orecchio. i vicini di casa inorridiscono, e lo denunciano come "pazzo". Il fratello Théo arriva subito, e decise di ricoverarlo nell' Istituto di Saint-Rémy, che è un manicomio. In questo Istituto, quando la malattia gli permette di dipingere, Vincent continua con la pittura. Afferra i pennelli e dipinge con furia di chi sa di avere i giorni contati. Il colore che usa di più è, il giallo, il colore dell' amore e del messaggio che lui, vuole gridare al mondo, in modo che tutti gli uomini lo raccolgono e sconfiggono la miseria nera che affligge il mondo. Durante una pausa, in cui Vincent sembrava migliorato, andò a Parigi dal fratello, che intanto aveva avuto un figlio al quale aveva dato il suo nome. Il pittore emozionato, chiese se poteva rimanere, ed il fratello lo portò da un suo caro amico, il Dottor Gachet, a Auvers-surOise, un uomo generoso ed amante della pittura. E proprio in questa casa, la casa del dottor Gachet, si concluderà la tragica e tormentata vita del grande pittore. Un giorno che il dottore non è in casa, Vincent guarda incantato un bellissimo campo di grano, di un bel giallo, il "suo" giallo. Ad un tratto scopre che il paesaggio si riempie di schiere di corvi neri, che svolazzano sul campo. Sembra proprio il quadro che aveva dipinto qualche giorno prima. (Vedi sotto Campo di grano con i corvi particolare, Luglio 1890).
Quei corvi lo disturbano, guastano l' armonia del paesaggio, pensa di cacciarli. Prende una pistola ed esce, nessuno dei vicini si accorge di niente o lo ferma. Ad un certo momento, alza il braccio e punta l' arma verso il cielo, poi di colpo si arresta. Non è contro il cielo, che deve puntare l' arma, i corvi veri, neri come il peccato, sono dentro di lui, proprio lì in mezzo al petto, dove pare che si sia formato un globo di fuoco. E da essi che deve liberare la campagna, il mondo...E' un attimo. Una folgorazione. Ora Vincent sorride. Ha capito dove sta il male, finalmente. Abbassa il braccio, punta l' arma verso il suo petto e spara...Il colpo improvviso rintrona il campo, i corvi neri realmente scappano. Adesso Vincent vede solo i suoi girasoli, il suo campo di grano ed il suo amato giallo. Quando arriva il fratello Théo, trova il dottore disperato, che gli dice che una speranza di vita c'è, ma è Vincent che non ha più voglia di vivere, e dopo aver detto al fratello, con voce rassegnata che la miseria del mondo non si può mai sconfiggere, muore. La storia della sua vita, di quelle due anime che la Nonna paterna aveva predetto avere in corpo, finisce così all' età di 37 anni, è il 29 Luglio del 1890. Intanto a Parigi, la voce del giovane poeta Albert Aurier, annunciava in un articolo, che "il rosso olandese" era un grande pittore..."il folle dei girasoli" era l' iniziatore di una forma d' arte nuova, destinata a imporsi nel futuro. Le opere di Vincent Van Gogh, che in alcune aste vengono battute a suon di centinaia e centinaia di milioni di euro, ne sono un esempio...
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